Aborto: iter medico da seguire

Qual è l’iter medico che l’aborto attiva e che una donna deve seguire?

Alla donna viene fatta un’ecografia di controllo in cui viene verificato il mancato battito e, se non ci sono episodi quali emoperitoneo o altri eventi critici di questo tipo, viene chiesto di andare a casa; lì viene chiesto di attendere la naturale espulsione del materiale del concepimento e di tornare dopo due o tre giorni nel caso in cui ciò non avvenga. Una volta tornati in ospedale, viene rifatta un’ecografia di controllo e solo a quel punto si passa al ricovero, che può essere in day hospital o un vero e proprio ricovero di tre giorni, questo varia in base al protocollo dell’ospedale stesso, in cui verrà effettuata la revisione di cavità e quindi l’estrazione dell’embrione o del feto dal corpo della donna.

Questo apparentemente semplice iter medico, tuttavia, crea delle reazioni nella coppia e nella donna e in tutti quei sistemi coinvolti, quali la famiglia d’origine e gli amici, che si ritrovano a dover attendere una reazione fisica di espulsione. I medici però, spesso, non comprendono quanto frustrante sia per un genitore attendere la fuoriuscita naturale di quello che per loro è un “prodotto del concepimento” ma che per mamma e papà è “un figlio”.

Da qui è chiaro quanto la differente attribuzione di significato ad uno stesso evento agisce sui sistemi creando azioni, reazioni, effetti, portando i genitori a chiamare telefonicamente il ginecologo per avere continue conferme di un evento sconosciuto che incute non solo dolore per la perdita ma anche timore per la propria vita, e il ginecologo a “scocciarsi” per tutte quelle chiamate ripetitive che non producono informazioni nuove ma solo una perdita di tempo al professionista che nel frattempo ha “molto altro lavoro da fare”.

Inoltre, va sottolineato che, molto spesso, il procedimento da seguire non viene comunicato con chiarezza perché il medico vive l’aborto come qualcosa di estremamente biologico, quasi una sorta di selezione naturale, e ciò fa si che molte informazioni non vengono date semplicemente perché ritenute “normali”, “scontate”; tuttavia, tale comportamento, attiva nella coppia, e soprattutto nella donna, un vero e proprio senso di impotenza e incapacità nel prendere decisioni semplici. Queste ultime, unite ai sentimenti attivati dalla perdita e dal lutto, possono provocare dei veri e propri traumi.