Gravidanza a rischio

Sull’aborto tanto si è detto e scritto, ma non è facile trattarlo con distaccata oggettività perché è un tema che scuote nel profondo le menti e le coscienze. Tanti sono stati e sono i motivi di dibattito e tanti ancora gli interrogativi senza risposta.

Ma iniziamo dalla definizione:

Si definisce aborto l’interruzione della gravidanza prima del 180◦ giorno di amenorrea, calcolato dal primo giorno dell’ultimo flusso mestruale; aborto si definisce anche l’espulsione o l’estrazione strumentale dall’organismo materno di un feto o un embrione. (Autori Vari, 1982).

Non è possibile fornire dati certi sulla frequenza degli aborti, perché molti casi, sia di aborto naturale che provocato, non vengono segnalati.
Va posta attenzione sul fatto che già dalla definizione viene fatta una differenza importante tra aborto spontaneo e aborto provocato o interruzione volontaria di gravidanza, e già da li possiamo comprendere la vastità e la delicatezza dell’argomento e la, conseguente, molteplicità dei contenuti e delle situazioni che potrebbero venirsi a creare.
Tuttavia, in questo capitolo, vorrei porre l’attenzione sull’aborto spontaneo e sugli effetti che esso provoca sul sistema genitoriale, sul sistema sociale, e sui vari altri sistemi coinvolti, quando, dopo un semplice controllo dal ginecologo, viene detta da quest’ultimo la frase “non c’è battito”.

Gli effetti nell’immediato, nel “qui e ora”, sono certamente di sbigottimento, scombussolamento, smarrimento e incredulità, la mente si annebbia, i genitori si sentono come se stessero vivendo in un film… confusi e frastornati.
I primi momenti e i primi giorni dopo l’evento sono un vero e proprio shock emotivo e diventa difficile anche decidere cosa fare. Ci si ritrova, improvvisamente, a dover affrontare emozioni profonde e mai vissute, a dover affrontare un lutto non preventivato. Dalla gioia della nascita e della vita si ritrovano a dover affrontare la morte e, inevitabilmente, il processo di lutto da esso attivato.

Tutti i sogni e i progetti da “mamma e papà” vengono interrotti bruscamente. Al posto di emozioni legate al “vivere”, quali spensieratezza, serenità e allegria, subentrano emozioni legate al “morire” come rabbia, insicurezza, senso di ingiustizia, portando spesso chi li sta vivendo a rifiutare la realtà con pensieri del tipo “non è possibile che sia accaduto a me”.

Approfondimenti

Equipe

Dr. Antonio Cannizzaro

Dr. Antonio Cannizzaro

Laureato in Medicina e Chirurgia e specializzato in Ginecologia ed Ostetricia presso l’Università degli studi […]